(UNITA’) La notte ribelle dei gay al GLBT – il documentario commentato da Stuart Milk, nipote del militante gay ucciso negli anni ’70


Nella notte tra il 27 e il 28 giugno del 1969 la polizia di New York fece l’ennesima irruzione allo Stonewall, locale del «Village» dove si ritrovavano tutte le sere gli omosessuali (uomini e donne) della città. «Mettetevi in fila con il vostro documento d’identità e in pochi minuti potrete ritornare a casa», fu ordinato alla gente che affollava il bar. Ma per la prima volta i «twilight people» (come si definivano gli omosessuali americani) si ribellarono. «Noi non ce ne andiamo », fu la loro risposta che sorprese i gendarmi. Scoppiò una battaglia che durò tutta la notte. Da quel momento i gay e e le lesbiche degli Stati Uniti smisero di subire passivamente i maltrattamenti delle autorità e la «Gay way of life» (il modo di vivere dei gay) cambiò corso. L’emozione di quella notte del ’69 e la marcia del «Gay Pride» (orgoglio omosessuale) nei giorni seguenti sono stati ricordati al GLBT Film Festival dal vibrante documentario di Kate Davis e David Heilbroner Stonewall Uprising.

A presentare le storiche immagini è intervenuto Stuart Milk, 50anni, che ha accettato l’invito della rete sui diritti civili, Equality Italia. Stuart è consulente di Obama per la difesa dei diritti civili ed è presidente della Fondazione intitolata a suo zio Harvey Milk, politico statunitense negli anni ‘70, militante del movimento di liberazione omosessuale e primo componente delle istituzioni statunitensi apertamente gay, poi ucciso a San Francisco, a 48 anni, nel ’78. «Nel ’69, essere gay era considerato un crimine e gli omosessuali venivano accusati di essere malati mentali. Spesso, venivano internati in ospedali psichiatrici e alcuni di essi ridotti a larve in seguito a operazioni di lobotomia – ha denunciato Stuart Milk – È importante ricordare il passato per poter andare avanti». «Oggi, in 6 Stati dell’Unione e in 12 Paesi del mondo è possibile celebrare matrimoni fra gay, ma c’è ancora tanto da fare – ha aggiunto Milk. Nel Texas e in Georgia esiste ancora quella legge contro i gay, anche se la Corte Federale ne vieta il ricorso. E in Virginia ce n’è un’altra che vieta di servire alcolici ai ragazzi, delinquenti, pazienti psichiatrici e omosessuali. L’eguaglianza davanti alla legge è importante, ma ancora di più lo è l’eguaglianza sociale. Non a caso Obama ha distribuito un video con cui si rivolge ai gay esortandoli a non suicidarsi. Nelle famiglie e nelle comunità, oggi, c’è più tolleranza verso gli omosessuali, ma il disagio è ancora fortissimo. Grazie all’energia che si sprigionò in quella notte del ’69, mio zio Harvey e altri hanno potuto lottare e dare uno stop all’invisibilità che minaccia gli omosessuali».

Stuart Milk, che ha molto apprezzato l’interpretazione da Oscar di suo zio Harvey che ha fornito Sean Penn nel film Milk, ha anche commentato le iniziative censorie del ministro Giovanardi contro l’innovativo manifesto di Ikea che ha per protagonisti due maschi che si propongono come coppia. «Molti la pensano come Giovanardi – ha concluso Milk -: per loro i gay non c’entrano con Dio. Del resto, anche il vostro premier ha dichiarato che preferisce le minorenni ai gay. Ma ben vengano queste critiche, perché ci permettono di dimostrare che quei signori sono ridicoli e bugiardi». (Fonte l’UNITA’ di Paolo Calcagno)

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