Parlando a Nettuno, davanti ad un pubblico eccitato, il leader del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo ha affermato: “Mi aspettavo molto di più, tipo cinque chili di cocaina nella macchina o che scoprissero finalmente che lui è un omosessuale”.
Il “lui” è riferito a Luigi di Maio, ormai ex candidato in pectore al ruolo di Primo Ministro dei Cinque Stelle, finito in disgrazia in favore di Alessandro Di Battista, anche noto come “Dibba” (di lui ricordiamo le parole del caro papà, vantatosi pubblicamente di essere un orgoglioso fascista).
Che Beppe Grillo non avesse mai avuto una grande simpatia per il mondo omosessuale è cosa nota. Non lo è solo dal viscido comportamento dei Cinque Stelle durante l’approvazione della legge sulle unioni civili, ma soprattutto dalle parole offensive espresse da Grillo in persona. Basti solamente ricordare quando, cinque anni or sono in un comizio a Bologna, si rivolse a Vendola dicendo “At salut, buson”.
Questa volta a Nettuno, pur usando un tono scherzoso, Beppe Grillo è andato oltre, mettendo sullo stesso piano uno spacciatore con un omosessuale. Un chiaro segno di una perversione mentale, che lascia poco spazio alle giustificazioni verbali.
Una perversione mentale che, guarda caso, esiste anche in un altro Paese, anche questo tanto caro a Beppe Grillo: la Repubblica Islamica dell’Iran. Anche qui, infatti, gli spacciatori e gli omosessuali sono praticamente messi sullo stesso piano. Pur usando diversi articoli del codice penale, in Iran molto spesso la condanna per un trafficante di droga e un “sodomita” – questa la definizione di omosessuale in Iran – è spesso identica: la pena di morte.
D’altronde, la stessa reazione dei Cinque Stelle alla crisi della giunta Raggi, ha molto in comune con le tipiche prese di posizione dei Mullah iraniani. Nella Repubblica Islamica, qualsiasi cosa accade di negativo, non è mai colpa del regime fondamentalista, ma è il frutto di un “gomblotto” Occidentale e dei “sionisti”. Con questa scusa, decine e decine di oppositori finiscono in prigione, accusati di servire una potenza nemica o, peggio, di “Moharebeh”, ovvero di aver dichiarato una “guerra contro Dio”.
Un Dio che, nel caso dei Cinque Stelle, si chiama “realtà virtuale”, ovvero un mondo social parallelo, quasi sempre in antitesi alla realtà 1.0. Anche in questo caso, esattamente quanto avviene nel regime iraniano…con la piccola differenza che in Iran, nel silenzio dei grillini, l’“Internet” è ovviamente pesantemente censurato…