Roma, lunedì 12 dicembre 2011. Quello che è accaduto a Torino non ha alcuna giustificazione e purtroppo l’odio nei confronti dei diversi, nello specifico dei Rom, ha ricevuto il silenzioso consenso di parte della politica. Se alle persone Rom va la nostra solidarietà non si può tacere che la ragazza minorenne ha mentito, innescando così il raid nei confronti del campo, perché vittima della propria famiglia e cultura popolare. Dalla ricostruzione dei fatti la minorenne ha avuto paura di confessare alla propria famiglia il rapporto consensuale con un uomo più grande, preferendo colpevolizzare due rom del campo vicino Torino.
Ci troviamo di fronte ad una grave bugia che nasce, però, dalla costrizione culturale nella quale la minorenne vive e da una famiglia che ne controlla morbosamente l’esistenza. Una violenza, quella subita dalla ragazza, che proviene dai suoi genitori, e dalle costrizioni che le hanno impedito di esprimersi liberamente. Quando la religione si trasforma in superstizione, tentando di dominare con qualsiasi mezzo la libertà delle ragazze e più in generale delle donne, oltre ad essere una forma di pericolosa coercizione psicologica e fisica può creare danni profondi.
La famiglia tradizionale, elemento costitutivo della nostra società ma non più modello unico di organizzazione sociale, come può generare amore, solidarietà, comprensione e sostegno è anche in grado di trasformarsi in tremenda, insensata prigione. A raccontarcelo le tristi statistiche sui delitti ancora perpetrati sulle donne. “E’ pertanto necessaria” – lo ribadiscono il presidente di Equality Italia Aurelio Mancuso e il portavoce Equality Italia del Piemonte Andrea Benedino – “una vera riflessione su quali strumenti le Istituzioni possono adoperare per aiutare le famiglie, comunque costituite, a divenire comunità di crescita e consapevolezza”.