Considerando il silenzio e le omissioni dei media Occidentali, sullo stato dei diritti umani in Iran, il nome dell’Ayatollah Hossein Kazemeyni Boroujerdi, anche noto come il “Mandela iraniano”.
L’Ayatollah Boroujerdi è uno dei clerici più rispettati di Qom e, prima del suo arresto avvenuto nell’Ottobre del 2006. L’Ayatollah è accusato di blasfemia, per aver pubblicamente condannato il khomeinismo, dichiarato non conforme all’islam sciita il modello della Velayat-e Faqih (il Potere del Giureconsulto) e richiesto la divisione tra potere religioso e politico.
Durante la sua permanenza in carcere, l’Ayatollah Borujerdi ha subito diverse minacce e tentativi di avvelenamento. Il Procuratore del Tribunale religioso Mohavedi, visitandolo in carcere nel 2014, ha intimato all’Ayatollah Borujerdi di registrare una pubblica ammissione di colpevolezza, o di prepararsi alla forca.
In questi anni, quindi, l’Ayatollah Boroujerdi ha denunciato la sua situazione per mezzo di pubbliche lettere, inviate ai principali leader internazionali (tra cui il Papa emerito Benedetto XVI e il Segretario delle Nazioni Unite uscente, Ban Ki Moon). Appelli rimasti praticamente, quasi del tutto, inascoltati.
In questi giorni, purtroppo, continuano ad arrivare dall’Iran, brutte notizie sulla situazione di salute del Mandela iraniano. Secondo quanto riportano gli attivisti, l’anziano Ayatollah sarebbe tenuto nella sua cella senza alcun riscaldamento e costretto – se vuole lavarsi – ad usare solo acqua fredda. L’Ayatollah, quindi, ha anche rinunciato per la sua salute cagionevole, a comunicare con i famigliari. Il solo telefono a cui potrebbe accedere, infatti, è stato volutamente posto all’aperto, nel freddo e nel gelo della neve che sta scendendo in questi giorni sull’Iran.
Purtroppo, come per molti altri casi, l’Occidente sta fallendo la sua missione, permettendo a Teheran di reprimere liberamente, le poche preziose voci di dissenso che esistono all’interno dell’establishment religioso.
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https://nopasdaran2.wordpress.com/2016/04/12/breaking-avvelenato-in-carcere-il-mandela-iraniano/