Il regime iraniano sta negando le cure mediche al prigioniero politico Hamid Babaei, rinchiuso nel carcere di Rajaee Shahr, presso Karaj (vicino alla capitale Teheran).
Secondo quanto riportano gli attivisti per i diritti umani, Hamid Babaei soffre da un paio di settimana di forti dolori al petto, di cui non si riescono a capire le ragioni. Per questo, Hamid necessiterebbe di un ricovero ospedaliero, in strutture capaci di garantirgli cure opportune. Sinora, nell’infermieria del carcere, ad Hamid non è stata nemmeno misurata la pressione del sangue.
Ricordiamo che Hamid Babaei, 34 anni, è stato arrestato nel 2013, dopo aver rifiutato di collaborare con il Ministero dell’Intelligence iraniano (MOIS). In quel periodo – dopo una laurea in matematica all’Università Sharif nel 2006 e un Master all’Università di Scienza e Tecnologia di Teheran – Hamid viveva per ragioni di studio in Belgio.
Proprio durante un ritorno per una visita privata in Iran nell’agosto del 2013, Hamid Babei è stato convocato dal Ministero dell’Intelligence, ove gli è stato proposito di diventare un agente del regime in Europa. Hamid Babae ha detto no. Neanche 24 ore dopo il suo rifiuto di diventare un fantoccio del MOIS, Hamid è stato arrestato.
Il suo processo, presieduto dal giudice Mohammad Moghisseh, è durato appena 10 minuti. Il 21 dicembre del 2013, Hamid è stato accusato di “spionaggio e contatto con un Paese nemico” e condannato a sei anni di carcere (con altri quattro anni di pena aggiuntiva, sospesa). Purtroppo, la Corte Suprema iraniana ha negato il diritto alla revisione del processo.
Hamid Babaei resta ancora in carcere nel 2017, nonostante l’articolo 58 del Codice Penale iraniano permette ad un giudice di concedere il rilascio sulla condizionale, per chi ha servito meta’ della pena.
In una lettera inviata alla moglie Kobra Parsajou nel marzo del 2014, Hamid Babaei ha scritto: “non ho mai pensato che quel giorno che sono entrato nel Ministero dell’Intelligence, sarebbe stato anche l’ultimo passato insieme. Nessuno di noi due merita questo destino. Mi pento di essere tornato in Iran dal Belgio”.
Nel 2014, la stessa Kobra Parsajoun e’ stata inquisita dalla magistratura iraniana per aver denunciato la persecuzione del marito, parlando anche con giornalisti stranieri. Il suo coraggio, ha portato alla pubblicazione di una lettera aperta da parte del “Committee of Concerned Scientists” di Washington DC, in cui si chiede alla Guida Suprema iraniana Ali Khamenei di scarcerare subito Hamid Babei.
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Student Imprisoned For Refusing to Collaborate With Intelligence Ministry Denied Medical Care
Iranian Graduate Student in Belgium Sentenced for Scholarship Funding