Ancora una volta il regime iraniano ha portato avanti la sua “jihad culturale” per impedire il “nufuz”, ovvero l’ingresso della cultura occidentale all’interno della Repubblica Islamica dell’Iran. In pieno stile Isis, i Basij hanno sequestrato oltre 100,000 antenne paraboliche e le hanno pubblicamente distrutte in una cerimonia che ha avuto luogo nella capitale Teheran.
In Iran le antenne paraboliche sono illegali, anche se oltre il 70% degli iraniani ne possiede una (i tetti della capitale Teheran, ne sono pieni). Anche per questa ragione, in questi giorni, il Ministro della Cultura e della Guida Islamica Ali Jannati ha detto di non essere contrario ad una revisione della legge.
Immediata è arrivata la risposta dei Pasdaran. Durante la cerimonia di distruzione delle antenne paraboliche, avvenuta domenica scorsa, il capo della milizia Basij Mohammed Naqdi ha attaccato duramente il Ministro Jannati, accusandoli di voler permettere la diffusione di una cultura “corrotta e immorale” tra i giovani iraniani. Non pago, Naqdi ha accusato le antenne satellitari di essere la causa dell’aumento dei divorzi, della tossicodipendenza e dell’instabilità sociale all’interno dell’Iran.
Dalla firma dell’accordo nucleare nel luglio del 2015, la repressione contro la società civile in Iran è aumentata a dismisura. Nonostante tutto, l’Occidente è rimasto zitto davanti agli abusi dei diritti umani sotto la Presidenza di Hassan Rouhani.
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