La Corte europea dei diritti umani ha riconosciuto a una coppia lombarda il diritto di dare ai propri figli anche solo il cognome della madre. “Ancora una volta – afferma l’associazione Equality Italia – l’Italia è condannata per aver negato un diritto civile, e la Corte ha sentenziato che il nostro Paese deve adottare delle riforme legislative o normative per rimediare alla violazione riscontrata”.
In diverse legislature che sono stati depositati disegni di legge in Parlamento, ma la discussione non si mai nemmeno avviata in sede di commissioni. Con prima firmataria Laura Garavini, deputata Pd del Collegio Estero, e sostenuta da decine di parlamentari di vari partiti, è pronta alla Camera una legge, che tenendo conto delle indicazioni europee in materia, riconosce la possibilità di scelta del cognome materno o di quello paterno, o di entrambe. Più volte anche la Corte Costituzionale ha richiamato il dovere di intervenire, e Equality Italia ha promosso una petizione online sul suo sito ww.equalityitalia.it dal titolo “NEL COGNOME DELLA MADRE”, non a caso sottoscritta da migliaia di donne.
“Speriamo che la sentenza della Corte di Strasburgo, – ha concluso Equality Italia – convinca il Parlamento ad approvare un provvedimento, che a torto ritenuto un fatto marginale, è invece necessario per adempiere il dovere costituzionale di parità tra i generi e i ruoli genitoriali”.