Ieri sera sono stati pubblicati i 100 punti programmatici usciti dalla tre giorni della Leopolda. Al punto 89 della lista si legge questa formulazione:
“Una regolamentazione delle unioni civili. La legge deve assicurare pieno riconoscimento alla coppia dal punto di vista contributivo e assistenziale. Ciascun convivente può beneficiare dell’assicurazione sulla malattia del compagno e l’unione conferisce gli stessi diritti del matrimonio in materia di cittadinanza”.
Come sempre quando leader di centro sinistra si devono cimentare sul tema del riconoscimento giuridico delle coppie di fatto, riescono sempre, chissà da chi consigliati, a proporre soluzioni misteriche, assai difficili da interpretare in modo semplice e chiaro, per questo abbiamo affidato ai nostri esperti una decodificazione della proposta.
“Siamo a un livello di poco superiore ai DI DO RE, da un punto di vista politico qualitativo –spiegano i nostri giuristi – E cioè : sì alla reversibilità e contributo di maternità, sì all’estensione delle polizze salute (falso problema è un dato privatistico-contrattuale quello dell’estensione della polizza malattie al coniuge, dipendente dalle clausole generali del contratto di assicurazione. Già oggi alcune compagnie di assicurazione riconoscono l’estensione delle garanzie al convivente anche dello stesso sesso). Sì all’acquisizione della cittadinanza con l’unione (quando? come? con che forma l’unione potrebbe essere riconosciuta a questi fini?). Per come è stata formulato il capitoletto rimangono fuori dalla proposta i diritti successori, di filiazione, i diritti e i doveri reciproci rispetto all’assistenza morale e materiale, di collaborazione, coabitazione e reciproca contribuzione ai bisogni della famiglia, tra cui quelli verso i figli. Nessuna possibilità di regolazione degli aspetti patrimoniali viene citata”.
Se si esclude la proposta dell’acquisizione della cittadinanza italiana per i cittadini extracomunitari, così come avviene per il matrimonio, di cui però sono oscure le norme di equiparazione, la proposta è un passo indietro rispetto alla sentenza 138/2010 della Corte Costituzionale che ha affermato la necessità ex art. 2 della Costituzione di regolamentare le unioni tra cittadini dello stesso sesso.
Nella pratica Matteo Renzi propone alcune concessioni, peraltro già oggi esistenti, e nessun diritto concreto, insomma siamo alle solite: si tratta di una proposta pasticciata, strutturalmente inadeguata e arretrata rispetto alla concreta organizzazione sociale già presente.
Aurelio Mancuso – Presidente di Equality Italia