Nei giorni scorsi la Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia Europea per scorretto recepimento della Direttiva 2000/78 del Consiglio Europeo in materia di lavoro e disabili: a denunciarlo è la rete per i diritti civili Equality Italia.
“Il deferimento europeo mette in luce un ritardo gravissimo in materia di lavoro e disabilità” dice Simona Clivia Zucchett, responsabile disabilità di Equality Italia. “E’ urgente e necessario ora che il Parlamento legiferi seguendo le indicazioni della Corte Europea, che ha deferito l’Italia in quanto non ha ancora una norma generale che imponga al datore di lavoro di prevedere soluzioni ragionevoli per i portatori di qualunque tipo di disabilità e per tutti gli aspetti dell’occupazione”. “In parole povere – spiega – questo significa regolamentare l’accesso al mondo del lavoro e lo svolgimento dello stesso da parte di centinaia di migliaia di disabili italiani”.
“Noi di Equality Italia – prosegue Zucchett – siamo a conoscenza da tempo di questa lacuna. L’Italia, infatti, nel 2003 ha recepito la direttiva del Consiglio Europeo con un Decreto Legislativo, ma le istituzioni atte a legiferare non hanno poi saputo trovare il tempo, in otto lunghi anni, per redigere una sacrosanta norma generale”. Fra i principi della Direttiva, rende noto Zucchett, compare quello secondo il quale “qualsiasi discriminazione diretta o indiretta basata su religione o convinzioni personali, handicap, età o tendenze sessuali nei settori di cui alla presente direttiva dovrebbe essere proibita in tutta la Comunità”: “senza ombra di smentita siamo in grado di dire che l’assenza di una normativa di questo tipo sta condizionando la vita lavorativa, se non la stessa esistenza, di milioni di persone e questa è un’anomalia, grave, che deve finire”. “Siamo certi – conclude Zucchett – che i rappresentanti del popolo italiano, ultimamente cosí impegnati a far approvare leggi destinate a ‘pochi’, sapranno trovare il tempo e la sensibilità giusta per colmare questa lacuna che puó far cambiare, in meglio, la vita di molti”. (ANSA).
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