Per la prima volta nella storia italiana e internazionale le anziane lesbiche e gli anziani gay cominciano a essere visibili, a porre questioni inedite, che riguardano la loro specifica condizione. Come si deve attrezzare lo Stato, i suoi servizi socio assistenziali, cosa possono fare gli attori sociali? Di tutto questo si parlerà il 28 novembre, a Roma, nel corso del convegno promosso dal Sindacato pensionati italiani della Cgil e da Equality Italia, associazione che opera in Italia e in Europa per l’affermazione dei diritti civili.
Si tratta di un tema inedito e delicato, perché tocca due condizioni, che sono nei fatti ampiamente discriminate. Le lesbiche e i gay sono sempre esistiti, ma con la nascita del nuovo movimento omosessuale mondiale nel 1969 sono usciti dalla clandestinità e insieme con altre soggettività, hanno dato vito all’impetuoso movimento di liberazione sessuale che in nemmeno 50 anni ha cambiato radicalmente la società, le leggi, la convivenza civile. L’incontro con il movimento operaio non è stato semplice, ma alla fine, con passaggi non lineari, ha determinato un’assunzione di coscienza che ha rivoluzionato le teorie classiche, per cui al centro c’era solo il riscatto sociale delle masse oppresse, per approdare dalla fine degli anni ’70 in poi a un’assunzione politica sui diritti civili, collettivi e individuali.
Troppi stereotipi – In Italia seppur in presenza di un movimento delle donne molto agguerrito, che ha trasformato la cultura, il movimento omosessuale ha incontrato molti ostacoli, prova ne è che il nostro Paese è l’unico Stato fondatore dell’Unione Europea dove non sono state approvate leggi a tutela delle persone e delle copie omosessuali. Nella rappresentazione pubblica, le e gli omosessuali sono solitamente ritratti come giovani, prestanti, più ricchi del resto della popolazione. Sono stereotipi duri da sconfiggere che si accompagnano con altri pregiudizi politici e culturali che hanno determinato secoli d’invisibilità e di persecuzioni. Ancora oggi, purtroppo in ben ottanta Paesi del mondo l’omosessualità è considerata un reato, e in una decina di stati teocratici islamici è punita con la pena capitale. Per fortuna nel mondo democratico, dall’Europa agli Stati Uniti, dall’America Latina ad alcuni Paesi asiatici e africani, negli ultimi decenni si assiste a un fiorire di legislazioni anti discriminatorie e di riconoscimento giuridico delle coppie gay. Dentro questo quadro generale si affaccia oggi la soggettività anziana omosessuale.
Gli invisibili – Per la prima volta nella storia italiana e internazionale le anziane lesbiche e gli anziani gay cominciano a essere visibili, a porre questioni inedite, che riguardano la loro specifica condizione e su cui il più importante sindacato italiano dei pensionati ha intenzione di riflettere, proprio a partire dal convegno del 28 novembre. Relazioni scientifiche, testimonianze, esperienze internazionali, interventi politici costituiranno l’appuntamento di riflessione e di presa in carico di una tematica tutta da conoscere e indagare. La novità odierna, è che attraversando i decenni non facili, generazioni omosessuali mature, cominciano ad essere un soggetto sociale. Quali, quindi, le specificità, come si deve attrezzare lo Stato, i suoi servizi socio assistenziali, cosa possono fare gli attori sociali, primo fra tutti il sindacato? Di questo parleremo, convinte e convinti che un solo errore non bisogna fare: ipotizzare strumenti e politiche ad hoc, bisogna invece trattare questo tema come facente parte della pluralità dell’organizzazione sociale, cui bisogna sapersi misurare nel suo insieme.
di Aurelio Mancuso, presidente Equality Italia
Articolo per LiberaEtà
Pingback: Sondaggio nazionale su OMOSESSUALITA’ E ANZIANITA’ | Equality Italia
Pingback: Sondaggio nazionale su OMOSESSUALITA’ E ANZIANITA’